Dracula

Tre giorni di repliche, tre giorni di tutto esaurito.
Tre giorni sul palco, a prendersi gli applausi, a combattere il vampiro, quello vero, l’unico originale.
Sul palco c’erano amici, insegnanti e conoscenti del sottoscritto.
Io ero tra gli spettatori ad ammirare il primo Dracula teatrale, portato in scena per la prima volta in Italia da

E’ stato emozionante vedere questo spettacolo, specie considerando che era un anno e mezzo che lo Zio (cioè Antonello Panero, cioè il Regista) me ne parlava.
Il risultato ne è valsa la pena?
Certo, non poteva essere altrimenti.
Ovviamente non è piaciuto a tutti, ma credo che questo sia il bello dell’arte:
mettendo da parte le solite frasi comuni, ognuno ha i suoi gusti, i suoi “stili” e il suo pensiero sulla recitazione.
A me è piaciuto.
E alla fine, di questo m’importava.

E poi, checcazzo, la locandina l'ho fatta io

E poi, checcazzo la locandina 'ho fatta io.

Shock

 

fanculo

'fanculo

 

 

Sospendo la sequela di cazzate che sta caratterizzando il mio blog per un piccolo sfogo personale.
Ma prima una piccola storia:
Teatrorfeo è un’associazione teatrale. Ma non è come tutte le altre associazioni, almeno non per me, visto che la fondatrice,  la presidente e il capo assoluto è mia sorella.
Visto il sito?

E’ divertente, ampio, si fanno un sacco di cose interessanti e visto che una mano (da 5 anni a questa parte) gliel’ho data pur’io, un poco di incazzatura per quel che è successo me la concedo.

Teatrorfeo affitta anche lo spazio per feste, tavole rotonde, riunioni e tutte queste cose divertenti.
Ma soprattutto feste.
Ma affittare un posto, non significa necessariamente doverlo DEMOLIRE perchè “minchia l’ho pagato e facio il cazzo che mi pare”.

Così, ieri sera (o sabato, non ho ben capito) questi ragazziniditredicciànni hanno:

  1.  divelto un calorifero;
  2. graffiato un parquet;
  3. vomitato ovunque;
  4. spaccato mezzo bagno;
  5. lasciato un casino che neanche New Orleans dopo Cathrina.

Appena torna il Boss chiedo se posso mettere le foto.
Io spero vivamente che i genitori di questi “cosi” siamo abbastanza responsabili da pagare TUTTI i danni, senza scuse, senza difendere i figlioli, che a parer mio, meritano di scavare una fossa per nascondersi almeno per i prossimi 5 anni.

I danni in soldoni sono ancora da calcolare, ma così a naso un migliaio di euro ci sono tutti.
Genitore tipo 1: “Ma non li ho tutti quei soldi”
Mia ipotetica risposta: “Cazzi tuoi. Fai un mutuo, un prestito, datti alla prostituzione, non mi interessa.”

Porcaputtana.

Tubì o’ nottubì

 

Una ragazza che non centra nulla, ma fa sempre piacere

Una ragazza che non c'entra nulla, ma fa sempre piacere

Tanti mi odieranno per questo, ma io lo scrivo lo stesso. Mi sono decisamente innamorato di questo monologo, non c’è niente da fare.

 

Essere o non essere
questo è il problema: è più nobile che l’animo
sopporti le fiondate e le frecciate
d’una sorte oltraggiosa
oppure che s’armi contro un mare di sciagure
e contrastandole finisca con esse?
Morire…dormire: nient’altro.
E con un sonno dirsi di mettere fine
alle sofferenze del cuore e ai mille mali
che la carne eredita dalla natura.
Questa è la conclusione
che dovremmo augurarci a mani giunte.
Morire..dormire e poi sognare…forse.
Già, ma qui si confonde l’intelletto:
perché dentro quel sonno della morte
quali sogni ci possono venire,
quando ci fossimo scrollati via
questo nostro fastidioso involucro?
Ecco il pensiero che deve arrestarci.
Ecco il dubbio che fa così longevo
il nostro vivere in una tale miseria.
Se no, chi s’indurrebbe a sopportare
le frustate e i malanni della vita,
le angherie dei tiranni,
il borioso linguaggio dei superbi,
le pene dell’amore disprezzato,
le remore nell’applicar le leggi,
l’arroganza dei pubblici poteri,
gli oltraggi fatti dagli immeritevoli
al merito paziente,
quando uno, di sua mano, con un sol colpo
potrebbe firmare subito la quietanza alla vita
sul filo d’un pugnale?
E chi vorrebbe trascinarsi dietro
questi fardelli e gemere e sudare
sotto il peso d’un’esistenza amara,
se il timore di un “qualcosa” dopo la morte
-quella regione oscura, inesplorata,
dai cui confini non v’è viaggiatore
che ritorni- non intrigasse tanto
la volontà, da indurci a sopportare
quei mali che già abbiamo,
piuttosto che a volar, nell’aldilà,
incontro ad altri mali sconosciuti?
Ed è così che la nostra coscienza
ci fa vili: è così che si scolora
al pallido riflesso del pensiero
il nativo colore del coraggio,
ed alte imprese e di grande momento,
a cagione di questo, si smarriscono
e perdono anche il nome dell’azione.

Magari mi manderete a fanculo per direttissima, ma è troppo bello per non postarlo. Almeno metto un po’ di cultura qua dentro, ogni tanto, checcazzo.